Omosessuali, la lunga lotta per i diritti civili

Nel libro di Pezzana 40 anni di storia dei movimenti gay. La testimonianza di Corai

IL MESSAGGERO VENETO (Pordenone) 05/03/2011 – Omosessuali, la lunga lotta per i diritti civili

«Più diritti civili e meno gossip». Radicale, “trendy” e rivoluzionario quanto basta da fare saltare nell’Italia scudocrociata degli anni Settanta la censura sulla parola omosessuale, Angelo Pezzana ieri sera a Pordenone ha sdoganato altre parole: democrazia e modernità. Intrecciate per l’uso e la lettura di 284 pagine dell’ultimo diario dei suoi primi 40 anni di battaglie, “Un omosessuale normale”, nell’edizione Stampa alternativa.

«Impegno, conquiste civili e politica bipartisan per riconoscere i diritti degli etero ai gay e alle lesbiche», ha tracciato la strada per i prossimi traguardi in Parlamento («L’appello a Silvio Berlusconi per normare le unioni gay come capita in Spagna – è una pagina dell’attivista – è caduto nel vuoto»). E ha riempito di gente la sala dell’ex convento San Francesco, con Italo Corai, fondatore della cellula pordenonese del Fuori (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano), Giacomo Deperu, numero due dell’Arcigay di Udine-Pordenone, Tommaso Cerno, giornalista dell’Espresso, e l’assessore comunale Gianni Zanolin.

«Un diario personale – ha fatto l’amarcord sugli anni ruggenti di Fuori – che è uno scorcio sulla storia stessa dei diritti civili nel nostro Paese». Il blasone che vanta sono le battaglie senza scorciatoie, alla ricerca di un’identità diffusa: la sua e quella del movimento gay. «Siamo un Paese ipocrita – ha commentato, ma senza rancore – che ancora si nasconde dietro il “si fa e non si dice”. Serve una cultura laica e meno clericale: peggio di noi sta soltanto la Grecia».

La ricetta? «Conquiste sul piano legislativo – ha confermato il fronte – e l’educazione. Nelle scuole, per esempio, serve un’educazione sessuale. Un’educazione fatta con il buon senso, per trasmettere alle nuove generazione una sessualità gioiosa e liberata. Dare questa testimonianza, senza scandali né gossip, è importante: per raccontare ai ragazzi la vita e sentieri percorribili identitari». Prima viene il fattore umano, per calare l’asso dei diritti civili. «Sui gay troppe battute – ha rilevato – e poche riforme: chiediamo gli stessi diritti delle coppie etero». Ci prova da 30 anni anche Italo Corai a Pordenone. «Rari episodi di emarginazione – ha confessato l’ex professore di matematica nella vecchia Nievo –. Ricordo una madre che mi aveva segnalato alla preside Reale perché chiudevo la porta dell’aula: è finita in niente. Certo che ogni tanto qualcuno scriveva nei bagni “Corai frocio”. Poi, la gente si è assuefatta, ma stasera è diverso: mai visti tanti froci insieme a Pordenone».

Chiara Benotti

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