I buoni a nulla perdono un miliardo. I capaci di tutto lo ripristinano

NOTIZIE RADICALI 05/04/2011 – I buoni a nulla perdono un miliardo. I capaci di tutto lo ripristinano

di WALTER MENDIZZA

Ormai non si conta più quante volte ho detto e scritto che nel management assicurativo nel nostro Paese si annidano degli incapaci dal punto di vista industriale a causa di una caratteristica intrinseca alla natura del business, la c.d. “inversione del ciclo produttivo”: in tutte le imprese prima si sostengono i costi (di produzione) e poi si hanno i ricavi quando si vendono i prodotti, nel mondo assicurativo, invece, prima si hanno i ricavi (che nelle assicurazioni si chiamano “premi”) e poi eventualmente i costi che comprendono principalmente il risarcimento dei sinistri. Quando il management non è ben preparato tende inevitabilmente a considerare tutti quei miliardi che hanno le compagnie di assicurazioni sotto forma di riserve come se fosse ricchezza propria e tende a manovrarla secondo interessi che non sono quelli degli assicurati/danneggiati. Se in più si tiene conto che gli effetti dei comportamenti scorretti si vedono 5 – 10 anni dopo, il gioco è fatto. Il management predatorio mette mano a tutto quel ben di Dio rappresentato dalle riserve e chissenefrega … Non passa neppure negli encefali dei capaci di tutto che tutta quella disponibilità appartiene agli assicurati/danneggiati e non alla compagnia.

Non sorprende quindi la notizia del “Sole 24 Ore” che annuncia la perdita record per Fonsai che sfiora un miliardo di euro e che fa seguito a quella della Milano Assicurazioni (dello stesso gruppo) di 668 milioni. In totale quindi oltre un miliardo e seicento milioni di euro che, espressi nelle vecchie lire, sono oltre 3 mila miliardi. In effetti il giorno prima c’era stato l’accordo con Unicredit sul piano di salvataggio. Una volta trovato il salvatore (Unicredit) si dimette un altro Salvatore (Ligresti) dal cda di Unicredit e così si può alzare il velo sul bilancio del 2010 chiuso con una perdita record da 929 milioni a causa delle svalutazioni e dell’adeguamento delle riserve. Nell’articolo sul Sole di Riccardo Sabbatini si chiedeva come fosse stato possibile. In realtà non c’era da sorprendersi. Da dieci anni vengo allertando di ciò (e Sabbatini lo sa bene) e da più di 5 si trova tutto documentato sul mio sito, dove ho riportato le innumerevoli sanzioni che l’Isvap ha comminato a quel management che ho definito dirigenti dalla faccia ottusa, immuni da dubbi o suggestioni: Dirigenti che se ne fregano delle regole e ripetono estenuanti errori (ma sono davvero errori?) che li portano ad essere multati ripetutamente.

Si era visto fin da subito con l’acquisto del gruppo Sasa. I furbetti di questo quartierino si erano fatti dare dall’ingenua Cofiri, l’allora azionista di riferimento, una barca di soldi per un fantomatico ripristino delle riserve, soldi che sono invece serviti solo a farsi un tesoretto per farlo emergere a poco a poco con utili fittizi negli anni successivi e poter così dimostrare che negli anni seguenti i nuovi manager erano stati bravi a far utili. Un gioco da bambini, che si ripete ogniqualvolta c’è un salvataggio di una compagnia assicurativa. I “capaci di tutto” si circondano di alti dirigenti barboncini leccapiedi, gente nata per fare i lacché, che non sa fare nulla perché abituata a far emergere utili soltanto dal gioco delle riserve. Galoppini che non sanno creare, non sanno inventare, non sanno fare impresa. Sanno solo scodinzolare e arruffianarsi. Perciò nulla è mai stato prodotto nelle compagnie acquistate dal gruppo Fonsai. Anzi, sono solo state depredate.

Nel caso specifico lo squilibrio dei conti è stato dato per quasi mezzo miliardo di svalutazioni di asset (perdite sulle partecipazioni in Generali (167 milioni), UniCredit (119), Mps (45) oltre a un centinaio di milioni su immobili i cui valori sono stati corretti al ribasso da nuove perizie) e, a quanto pare, per oltre 600 milioni come rivalutazioni delle riserve tecniche, risultate del tutto inadeguate, e che rappresentano gli impegni assunti con gli assicurati/danneggiati. Cosa hanno pensato i cortigiani leccapiedi? Semplice: hanno tentato di rallentare il pagamento dei grossi sinistri pensando di ripartire l’onere in più anni, una sorta di ammortamento dei pagamenti, una scorrettezza che in altri paesi si paga con la galera. Invece i nostri eroi sono andati avanti per anni, ricevendo nel frattempo anche pubbliche testimonianze di encomio e di incoraggiamento nonché cavalierati del Lavoro, ecc. ecc. e molto probabilmente ricche stock options. Com’è noto, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e prima o poi la cosa sarebbe venuta a galla, solo che è venuta a galla l’anno scorso, nel momento peggiore, quando cioè sono arrivate le nuove tabelle sui risarcimenti dei danni fisici decise nel frattempo dal Tribunale di Milano e rapidamente adottate in altre sedi giudiziarie. Le nuove tabelle hanno incrementi di risarcimenti fino al 40% e questo ha solo contribuito ad aggravare la situazione già in dissesto. L’automatico aggiornamento del fabbisogno di riserve per tutti i sinistri, ha fatto sì che la situazione non fosse più sostenibile.

Per non parlare poi di azionacce ancora non venute a galla come quella già menzionata in un articolo precedente riguardante la presunta truffa ai danni dei riassicuratori nel disastro aereo dell’ATR avvenuto a Pristina nel Kosovo il 12 novembre del 1999. Come ho già avuto occasione di riferire in altri scritti sul management o addirittura nel processo a seguito del mio licenziamento, In quell’occasione la copertura assicurativa del velivolo era sospesa perché al momento del volo non era stato pagato il premio, ma la Sasa (allora sotto l’egida di Fondiaria) omise di dare la prescritta comunicazione all’ENAC. Inutile dire che se tale comunicazione fosse stata data, l’Ente (ENAC) avrebbe notificato il divieto di volare per il velivolo coinvolto, salvando così la vita a 24 persone. Neppure la giudice che pur proveniva dal penale, ebbe la volontà di andare a vedere cosa stavo dicendo nonostante la obbligatorietà dell’azione penale. Perciò, come avevo già scritto tempo fa, dopo tutte le porcate fatte, dopo tutte le inchieste aperte, dopo le multe, le sanzioni e il continuo gioco delle riserve, è arrivato il momento di chiudere il sipario, di passare il comando ad altre persone. L’intero corpo di tirapiedi chiamati manager di cui Ligresti si era attorniato in questi anni, se ne dovrà andare, perché si è dimostrato per quello che in realtà era: gente che non ha ideali ma solo fini; quasi sempre inconfessabili. Staremo poi a vedere cosa deciderà l’Isvap. La Consob ha fatto bene il suo dovere, se avesse deciso diversamente: povera Groupama! (il grande gruppo internazionale assicurativo e bancario che stava per acquistare Fonsai) e i “capaci di tutto” l’avrebbero fatta franca ancora una volta.

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