Un ATR precipita nel Kosovo. L’ennesimo mistero italiano
Caro Direttore,
Tanti, troppi misteri in questo nostro Belpaese. Ustica… sono passati 31 anni ieri e 12 da quell’altro mistero, l’ATR caduto nel Kosovo, di cui nessuno si occupa solo perché l’assicurazione ha voluto subito risarcire i danni (buggerando i riassicuratori) dato che non era stato pagato il premio. Volevo ancora una volta evidenziarlo.
A 31 anni da Ustica e 12 dal Kosovo
Il 27 giugno u.s. sono passati trentun anni da Ustica. Non sono mancati gli appelli e i riassunti delle puntate precedenti come fosse la farsa drammatica di una telenovela dal supplizio infinito, dove le ipotesi rappresentavano colpi di scena di un regista pazzo che si divertiva a seguire l’istruttoria in un crescendo di occultamenti e depistaggi: prima si parlò del “cedimento strutturale”; poi di una bomba (fatto terroristico), poi di un missile (operazione militare) e infine c.d. “scenario aereo” con la presenza di un certo numero di aerei militari nei pressi del DC9 che ne avrebbero cagionato la caduta. Conclusione: non luogo a procedere contro gli autori della strage perché ignoti e rinvio a giudizio (processo e assoluzione) dei vertici dell’Aeronautica del tempo ritenuti responsabili di essersi adoperati nell’occultamento della verità.
Migliaia di pagine d’inchiesta ma non si è mai cavato un ragno dal buco. La posizione ufficiale è la sostanziale mancanza di una posizione ufficiale, dato che in tutti i gradi di giudizio fino alla Cassazione ci si è scontrati con muri di gomma e facce di bronzo. Morale: dopo i tre gradi di giudizio, tutti gli imputati sono stati assolti con la formula più ampia. Peccato che non possiamo neppure più chiedere qualche delucidazione a Gheddafi, che la sera del 27 giugno 1980 pare volasse da quelle parti. Come con Saddam Hussein, adesso c’è fretta per farlo fuori.
Un mistero è anche il disastro aereo dell’ATR avvenuto a Pristina nel Kosovo il 12 novembre del 1999. Come ho già avuto occasione di dire altre volte, in quell’occasione la copertura assicurativa del velivolo era sospesa perché al momento del volo non era stato pagato il premio, ma la compagnia di assicurazioni (la Sasa allora sotto l’egida della SAI) omise di dare la prescritta comunicazione all’ENAC; ché, l’avesse fatto, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile avrebbe notificato il divieto di volare per il velivolo coinvolto, salvando così la vita a 24 persone. Eppure quelli non erano anni caldi come quello di Ustica: della bomba alla stazione di Bologna, della lista P2, della morte di Calvi, del rapimento di Emanuela Orlandi, dei delitti Ambrosoli, Pecorelli e Dalla Chiesa. No, erano anni tranquilli. Qui non c’è un segreto da custodire, non ci sono ipotesi terroristiche di bombe a bordo o di oscure operazioni militari.
Come mai allora, non è mai stata avviata la benché minima inchiesta per verificare le eventuali responsabilità dei vertici della compagnia che chiusero un occhio, anzi, tutti e due, sul premio non pagato? Ogni nazione ha i suoi segreti, i suoi enigmi irrisolti: in America ancora oggi si discute sui mandanti dell’assassinio di Kennedy per non parlare dei presunti alieni caduti nell’Area 51 nel Nevada. Probabilmente in America il Potere nasconde pezzi di verità. Ma in queste nazioni il Potere combacia con lo Stato. Invece nel Belpaese a reggere i fili dei misteri nostrani sembrano esserci le cricche. Mafie, consorterie, piccoli Stati cresciuti dentro lo Stato fino a corroderlo e a trasformarlo in quella parvenza di Stato che è l’Italia.
Quando nel processo per il mio licenziamento dalla compagnia di assicurazioni Sasa parlai alla giudice degli inconfessabili motivi che mi spingevano a non presenziare alle riunioni di Sasa Danni perché là si combinavano porcate di ogni tipo (io peraltro appartenevo alla compagnia Vita per cui potevo essere assente giustificato) la giudice, che pur proveniva dal penale, non volle approfondire la cosa e neppure andare a vedere di cosa stessi parlando. Ecco un esempio lampante di cricca, di consorteria, di una recita che si svolge dietro le quinte e proietta sul palco soltanto le ombre. Eppure in Italia c’è l’obbligatorietà dell’azione penale!
Che dire. Un tempo gli scenari erano di cartone e gli attori erano veri. Oggigiorno mi sembra che il mondo giri alla rovescia: gli scenari sono veri ma gli attori sono di cartone.
WALTER MENDIZZA