FonSai o meglio: affonda Sai

NOTIZIE RADICALI 20/07/2011 – FonSai o meglio: affonda Sai

di Walter Mendizza

Com’è noto, il prospetto informativo è un documento che la Consob e la Borsa Italiana richiedono in presenza di operazioni straordinarie come l’aumento di capitale e/o una emissione obbligazionaria. In questo documento l’emittente passa in rassegna tutti gli aspetti dell’operazione in modo approfondito spiegando i dettagli dell’aumento di capitale, dei rischi connessi alla congiuntura dei debiti ed anche dell’assetto proprietario del gruppo oggetto del documento.

Mentre i titoli in borsa di Milano Assicurazioni e Fonsai precipitano, i prospetti dell’aumento di capitale svelano interessanti retroscena del gruppo, mostrando che quel management assicurativo fatto di buoni a niente e capaci di tutto (felice locuzione coniata da Pannella che ben si adatta alla circostanza), ha una indubbia capacità: quella di perdere denaro e far perdere a chi malauguratamente investe nelle loro azioni. Ormai sull’orlo dell’amministrazione controllata e si sono salvati ancora una volta grazie a Unicredit, altrimenti il rischio di default più che un azzardo era diventata una certezza, come ho più volte preannunciato da queste colonne.

L’incapacità di gestione varie volte denunciata ha fatto collezionare al gruppo una quantità sorprendente di multe e questa capacità si è trasmessa come per incanto anche alle proprie controllate. Il pesce incomincia a puzzare dalla testa e questo è stato un chiaro segno di una maniera raffazzonata di governare le compagnie; come se la dirigenza avesse nel DNA una sorta di cromosoma di malagestione dal quale è quasi impossibile sfuggire: nemici intolleranti del fare, barboncini dal pensiero unico conformista, mandano avanti la baracca in una spirale di aporia assicurativa come contenitori viventi traboccanti di attività stolida e ripetitiva. Di assicurazioni non ne capiscono nulla.
Adesso che quel portatore di certezze messianiche, Marchionne, se n’è finalmente andato sarà possibile pulire l’immondezzaio che ha contribuito a creare. Intanto compaiono i contenziosi con l’Agenzia delle entrate: SAI spera di chiudere con il Fisco pagando 88 milioni di euro, circa metà dei quali sono già stati versati. Ma le curiosità più interessanti del prospetto informativo sono le c.d. clausole dei prestiti con Mediobanca. In effetti Mediobanca è il principale finanziatore del gruppo con ben 5 contratti di finanziamento per oltre un miliardo di euro! Uno di essi prevede l’obbligo di “continuare a detenere il controllo di Milano Assicurazioni e a esercitare attività di direzione e coordinamento sulla medesima” altrimenti, si legge ancora nel prospetto informativo, la violazione di tale obbligo “potrebbe comportare la facoltà di richiedere la risoluzione del contratto con il conseguente obbligo di rimborso immediato del finanziamento”, il cui valore residuo ammonta a 200 milioni. Altri finanziamenti sono di natura ibrida (250 milioni per Fonsai e 100 per Milano Assicurazioni) cioè con clausola di conversione del finanziamento stesso in capitale al verificarsi di alcuni eventi.

I rilievi Isvap: l’ispezione della compagnia si è conclusa con una sfilza di rilievi riguardanti “la catena partecipativa, il sistema di governance e quello dei controlli interni, l’organizzazione e l’attività degli organi sociali, le funzioni di controllo, le operazioni con parti correlate e il rischio di liquidità”. Esattamente le stesse rilevazioni fatte dal sottoscritto in tutti questi anni. Non ci voleva l’Isvap, bastava parlare cinque minuti con qualche dirigente per mettersi le mani nei capelli. E pensare che erano loro a giudicare con ciglio severo noi della Sasa quando fummo regalati (pardon, venduti) da parte di Cofiri che non capiva nulla di assicurazioni. E fummo regalati ad una cricca con la quale era difficile parlare, anzi, era impossibile, perché avevano deciso per l’assedio. Le mediazioni erano inutili, rimanevano solo le trincee. Adesso che non ci sono più compagnie in regalo né sprovveduti che le regalano, adesso che hanno dovuto fare i conti con la realtà e misurarsi sul campo, i nodi sono venuti al pettine. Il tempo per i chiarimenti e le giustificazioni delle infinite porcate che l’Isvap ha trovato, è praticamente finito, scadeva il 7 luglio ed è stata rinviata di una settimana, senza contare che l’esito degli accertamenti ispettivi alla procedure che regolano le fasi del ciclo sinistri della RCA, non è stato ancora comunicato.

Il bilancio consolidato nel 2010 presentava avviamenti per 1,469 miliardi (57,6% del patrimonio netto) ma quest’anno tali avviamenti probabilmente subiranno svalutazioni dovute ad alcune controllate (Popolare Vita) a rischio di perdite di valore. Tutto questo nel mentre gli attacchi speculativi affossano ancora il titolo Fonsai, tanto che qualche giorno fa è stato sospeso per eccesso di ribasso e poi ha chiuso in forte perdita passando in un mese da 3 euro a 2 così come la sua controllata Milano Assicurazioni che da 0,6 è andata a 0,28. La situazione è tale per cui bisogna dar via a nuove dismissioni, cioè tocca vendere altri stabili. E infatti agli inizi di luglio il Cda ha dato mandato alla controllata Immobiliare Lombarda di avviare una gara per la cessione di Casa Settala, edificio storico di via Pantano a Milano, valutato intorno a 60 milioni di euro.

Che dire? Avevano rilevato una piccola compagnia trans-assicurativa, iperaffidabile e con carattere di innovazione permanente, per mangiarsi il tesoretto e lasciarla spolpata. Fonsai è un golem mangiasoldi e sempre affamato. Negli ambienti assicurativi si mormora che Fonsai è fallita ma che non la si lascia fallire per evitare disastri maggiori nei confronti degli assicurati e del mercato. Si pensava all’amministrazione controllata, ma si è salvata a ultimo minuto grazie al salvagente lanciato da UniCredit che sembra voglia rilevare il 6,6% della compagnia. Nel bilancio 2010 della holding di Ligresti (Primafin) la quota di Fonsai vale 900 milioni mentre il valore di mercato si aggira intorno ai 350 milioni, con una minusvalenza di 550 milioni. Non c’è niente da fare, Fonsai è come un re Mida alla rovescia, qualunque cosa tocchi diventa letame.

La creazione di valore per gli azionisti è formula a cui tutti oggi si inchinano compunti, spesso dimenticando che una compagnia che sta disperatamente cercando boccate di ossigeno per non affogare non ha tempo per promuovere lo sviluppo e assecondare la creazione di valore attraverso la crescita. Perciò chi è a conoscenza della situazione se ne sta alla larga. Quando 10 anni fa il golem Fonsai rilevò il gruppo Sasa, subito l’addentò non lasciando il tempo soprattutto a Sasa Vita di continuare con lo sviluppo programmatico approvato dai vecchi Cda e che stava dando grossi risultati, anche in termini di innovazione di prodotto. La fame era fame, e i capaci di tutto misero al governo della compagnia dei buoni a nulla con l’obbligo di vendere i propri prodotti vecchi e scadenti. I buoni a nulla, come sempre accade in questi casi, ringraziarono comportandosi da cani da guardia mentre lasciavano i loro padroni spolpare le compagnie e si accontentavano di qualche osso passato sotto il tavolo. Questo ha solo dimostrato la tesi della balordaggine macroscopica dei nuovi consiglieri, ché, dovendo salvarsi in un mare in tempesta e non sapendo nuotare, si aggrappavano a chiunque galleggiasse affogandolo. Hanno avuto nei confronti di Sasa la stessa attenzione che un branco di hooligans di fronte alle petunie dei giardinetti.

Adesso il management dalla faccia ottusa, se n’è andato. Quelli che avevano un rapporto bovino con le assicurazioni, quelli che erano immuni da dubbi e suggestioni, che si comportavano come se mangiassero anabolizzanti per bestiame di allevamento, quel management non c’è più. Era ora. Il nuovo Ceo, Emanuele Erbetta, dovrà avere il coraggio di fare pulizia fino in fondo se vuole dare una chance alla Fonsai e alla sua controllata Milano Assicurazioni. A cominciare dagli accertamenti ispettivi dell’Isvap ma continuando con gli scheletri nell’armadio, come quello del disastro aereo dell’ATR del 12 novembre del 1999, nel Kosovo. L’aereo s’innalzò in volo senza copertura assicurativa e la Sasa aveva l’obbligo di informare l’Enac che non l’avrebbe lasciato alzarsi in volo. Se l’avesse fatto si sarebbero salvate 24 vite umane. La compagnia pagò tutti i famigliari delle vittime nonché il valore dell’aeromobile, buggerando i riassicuratori. C’è ancora posto per la speranza che “ci sia un giudice a Berlino” che cerchi di capire i tanti perché? Io sono a disposizione.

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