Walter Mendizza – Psicolatria
Psicolatria deriva dal greco psyché = spirito, anima e latréia cioè culto. E’ una parolina nuova, se la digitate su Google vedrete che non c’è, non esiste, nessuno l’ha mai usata prima d’ora. Tuttavia questa parola servirà per rappresentare un enorme problema che è nato qui a Trieste (patria indiscussa di Franco Basaglia) ma che si sta diffondendo come una metastasi in tutto il Paese. Si tratta di un bubbone nato e sviluppatosi in questa città mitteleuropea, per certi versi ancorata ad un passato austro-ungarico: è il culto della psiche, un culto morboso, ossessivo e squilibrato che dà un diritto “folle” (siamo in tema), quello di valutare lo spirito umano, a una particolare categoria di medici, gli psichiatri.
La valutazione in sé non avrebbe niente di male se non fosse che questi psichiatri/psicolatri si sentono nel dovere di compiere ogni tipo di prevaricazione, fregandosene dei più elementari diritti umani e civili. Nel nostro territorio avvengono, nei centri di salute mentale, internamenti arbitrari con le più atroci vessazioni, con la copertura di una pseudo-scienza e la complicità della magistratura e dei media che condiscono il tutto di presunti straordinari risultati laddove, nel migliore dei casi, c’è il nulla assoluto e nei peggiori, suicidi. Un dato raccapricciante: i morti per malattia mentale sono aumentati del 300% in meno di vent’anni, passando dai 6.500 morti del 1980 ad oltre 19.000 nel 1996.
Secondo Basaglia i decessi per malattia mentale dovevano essere il frutto dell’ambiente sociale e perciò tutto il mondo civilizzato ne avrebbe dovuto risentire. Invece non è stato così. Secondo la WHO (World Health Organisation) l’Italia è l’unico paese europeo dove il tasso di mortalità degli insani mentali è aumentato del 600 % dal 1980 al 2006. In Francia e Germania tale tasso è rimasto sostanzialmente inalterato nello stesso periodo. Quindi come minimo ci sarebbe da chiedere se il metodo basagliano ha ancora efficacia; se c’è qualcuno che sappia cosa stanno facendo a Trieste ibasagliani; e soprattutto: di che cosa parliamo quando parliamo oggi di Basaglia?
Nonostante i dati dei morti saliti del 300%, tutti si inchinano compunti a questa pseudo-psichiatria politica che però nessuno osa contestare, pena l’allontanamento e la persecuzione del contestatore.Come è noto la destra ha completamente abdicato alla psichiatria mentre la sinistra ne fa una sua bandiera, tanto che quando qualche senatore del calibro di Ignazio Marino viene a sapere dei disastri da essa combinati, non dice nulla. Non una sola parola viene spesa né come membro della Commissioni Igiene e Sanità, né quale Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale. Nulla, nada de nada. Neppure una misera interrogazione parlamentare, nonostante centinaia se non migliaia di casi di mala psichiatria di cui, sono certo, è al corrente. E che dire delle tragicomiche contraddizioni della nostra sinistra? Non erano i comunisti quelli che una volta indicavano nella famiglia la “fucina della follia”? E non erano loro quelli che poirispedivano nelle famiglie stesse i malati espulsi dalle cliniche psichiatriche?
La psicolatria continua ad essere sempre più pervasiva e ciononostante tutti proseguono a tessere lodi (la fiction su Basaglia e adesso pure la Gabanelli) e a enfatizzare presunti risultati che nessuno vede mentre si declama ai quattro venti il nome di Basaglia. Intendiamoci, Basaglia ha fatto chiudere i manicomi che erano una offesa alla morale sociale. Un’azione lodevole perché ha permesso di capire che il malato mentale non è uno scarto dell’umanità da tenere isolato, bensì una persona che conserva piena dignità. Noi radicali abbiamo sposato questo concetto appieno e siamo stati incondizionatamente dalla sua parte quando attaccò i manicomi espressione del rifiuto della diversità oppure quando sottolineava che sulla malattia influiva il ruolo del contesto e della storia del soggetto oppure ancora quando aboliva gli elettroshock alternando la cura farmacologica con quella relazionale e sociale.
Tutto questo storicamente andava bene, però sono passati più di 30 anni, forse è ora di dire basta a questi psicolatri che continuano a celebrare se stessi e si autoproclamano capitale mondiale della psichiatria con l’appoggio vile e incondizionato di un establishment connivente. Una boriosa oligarchia arrogante e incapace spinge Trieste alla deriva e al degrado, reclamando senza vergogna diritti parassitari.
Dobbiamo avere il coraggio di dirci che non è stato e non è oro tutto quel che luccica; e nella psichiatria c’è davvero tanto luccichio ma poco, e qualche volta niente, oro. Basaglia fu un grande contestatore, anzi, un onnicontestatore, uno che contestò tutto, a cominciare dai luoghi della follia,fino ad arrivare a confutare la follia stessa. Negandola.
Alla luce di quello che è avvenuto in questi ultimi anni, appare ovvio che negare la follia è un atteggiamento insensato che porta alla psicolatria con varie conseguenze drammatiche:
1. Lascia i matti abbandonati a sé stessi;
2. I farmaci per le malattie mentali hanno avuto uno sviluppo straordinario, secondo solo agli antibiotici, ma quelli che sono veramente utili non vengono somministrati;
3. Viene invece elargita una quantità impressionante di TSO (Trattamenti Sanitari Obbligatori);
4. Viene regolarmente superata la durata massima di TSO (una settimana) e in alcuni casi di parecchie decine di volte senza alcuna conseguenza penale;
5. La psichiatria si riempie di nobili intenzioni tutte incentrate sul concetto del sociale;
a. La psichiatria del sociale è una psichiatria politica e di sinistra, senza pesi e contrappesi e quindi senza alcun controllo;
b. Intorno alle nobili intenzioni del sociale gira un indotto di miliardi (medicine, cooperative …)
c. Per usufruire dei budget miliardari è necessario dimostrare che ci sono tanti malati;
d. Perché ci siano tanti malati bisogna mettere dentro anche persone sane o border-line;
e. Le persone sane vengono “cronicizzate” affinché restino legate per sempre all’ambiente.
I casi sono talmente tanti che avrei solo l’imbarazzo della scelta nel fare i nomi: Darina Tercic che per cercare di salvare la figlia Eva Zafran finisce per subire lei stessa, sana di mente, ben tre TSO, Flavia Braida, che per mettere in salvo il figlio dal Csm di S. Daniele dove lo stavano massacrando, lo porta in un centro privato a Padova ma viene scovato dai carabinieri e riportato con la forza a S. Daniele e poi a Riolo Terme, lasciandolo talmente abulico che alla fine la madre decide di portarselo con sé dandosi alla clandestinità dove si sta curando con dei volontari e a quanto pare sta migliorando a vista d’occhio ogni giorno che passa. E poi c’è Alba Giacomelli, Riccardo Rassman, Silvano Pipan, Raubar, Grendene, e addirittura c’è anche una ex miss Trieste, vittima di questa pseudo psichiatria politica.
Questi casi triestini si sono allargati in tutta la penisola perché la 180 (la legge voluta da Basaglia promulgata nel 1978) al di là delle nobili intenzioni degli ispiratori, rappresenta una tragedia psichiatrica, una legge criminale e criminogena che ha cambiato la vita dei famigliari dei malati di mente, costretti a convivere con loro e provocando migliaia di morti ammazzati e decine di migliaia di feriti.
Del caso appena menzionato di Darina Tercic, desidero riportare le parole del nostro psicosociologo Luigi de Marchi esattamente due anni fa, il 9 gennaio del 2009: “Questo caso ha il merito speciale di documentarci la brutalità con cui certi illustri basagliani usano il loro potere psichiatrico contro chi critica i loro comportamenti. Dopo aver trascurato per 7 anni la figlia psicotica nonostante i disperati appelli della madre, quando quest’ultima protesta esasperata l’illuminato psichiatra basagliano la prende per i capelli, la sbatte nel suo ufficio e, da due colleghi ossequiosi, fa dichiarare la poveretta (poi diagnosticata perfettamente sana da due psichiatri liberi professionisti) “affetta da sindrome paranoidea” e la sottopone a ripetuti trattamenti sanitari obbligatori, rivelando così la trasparente tendenza di quella psichiatria sballata: trattare come folli i sani e come sani i folli”. Che dire? Non c’è da aggiungere neppure una parola. De Marchi ha descritto due anni fa in maniera magistrale quello che stava e sta ancora avvenendo sotto gli occhi di tutti.
Infine, la Legge 6. Di proposito non ho voluto parlare in questo scritto della Legge 6 del 2004, quella istitutiva della figura dell’amministratore di sostegno, legge voluta dal prof. Paolo Cendon(di Trieste) di cui è noto il suo impegno civile, come giurista, per la tutela delle persone deboli. Eppure nonostante le nobili intenzioni del suo ispiratore, di questa legge se ne sta facendo un uso spregiudicato e talmente disinvolto da farla trasformare da una legge che serviva per sostenere percorsi di aiuto e di solidarietà a una legge, ancora una volta criminale e criminogena, utilizzata per camuffare ed occultare vere e proprie interdizioni.
Quello cui stiamo assistendo a Trieste è una sorta di affinità elettiva tra due grandi potentati: quello della psichiatria e quello della magistratura. E questo legame sta producendo un frutto avvelenato, sta dando vita alla più micidiale forma di controllo sociale mai avvenuta in Italia. Si può essere indulgenti quanto si vuole, resta pur sempre che le tragedie in tutte queste storie di malati di mente, non arrivano mai da sole ma sono procurate, causate, generate e determinate dalla psicolatria neo-basagliana dove gli psichiatri si presentano come apostoli di umanità ma trattano i malati e i loro famigliari spesso e volentieri in un modo umiliante, avvilente e disumano.