Meno messaggi e più fatti
IL PICCOLO (Trieste) 07/09/2012 – Meno messaggi e più fatti
Sono profondamente convinta che un messaggio che un Sindaco può dare ai giovani della propria città debba essere molto diverso da quello che potrebbe dare un Monsignore. Ecco perché trovo inaccettabile e pericoloso che il messaggio dal titolo: “No violenza. Si alla vita”, rivolto a tutti i giovani di Trieste, sia stato dato congiuntamente dal sindaco Cosolini e da Mons. Crepaldi. Penso che il messaggio migliore di un primo cittadino ai giovani debba tradursi semmai, fattivamente e concretamente, in politiche attive, comprese campagne di informazione e prevenzione ad esempio sulle malattie sessualmente trasmissibili, sull’uso di sostanze legali e no, oltre che ovviamente lavorare alacremente per rendere il tessuto sociale della città quanto più inclusivo ed offrire, agli adulti di domani, solide basi per lo studio, impianti sportivi efficienti ed usufruibili ed occasioni professionali . I giovani hanno bisogno di esempi e quelli di un Sindaco dovrebbero tradursi ad esempio nell’attenzione per l’ecologia, per la mobilità sostenibile e per tutto quello che rende la vita di un cittadino (giovane e non) salubre e dignitosa.
Ho trovato il messaggio in questione vuoto di contenuti ed invece pieno zeppo di retorica cattolica. Particolarmente insidioso il passaggio (riporto testualmente): “un protagonismo che deve partire sempre dall’affermazione dei principi morali del rispetto della persona umana e dei suoi diritti fondamentali”. A che principi morali si ispira il nostro Sindaco e che diritti fondamentali vuole affermare ? Mi auguro che non siano quelli della Chiesa Cattolica. Se non ricordo male il Monsignor Crepaldi tempo fa in una esternazione definì “mortificante” la famiglia formata da due persone omosessuali oltre a vedere in essa un pericolo per l’istituzione famigliare ed in generale per la convivenza civile di un Paese. Come può un Sindaco firmare un messaggio ai giovani (tutti i giovani) assieme ad un rappresentante della Chiesa che ritiene invece che ad esempio due ragazzi o due ragazze non possono aspirare ad una vita di coppia legalmente riconosciuta dallo Stato? Se fossi giovane di un messaggio così non avrei saputo che farmene. E da adulta mi rammarico che ai giovani non vengano dati messaggi di reale e laica accoglienza.
Più di un anno fa ho sostenuto questo Sindaco candidandomi e facendo campagna elettorale con lo slogan “laica doc”. Ad oggi,se decidessi di rifarlo, di certo mi cercherei un altro candidato sindaco. Uno schiettamente laico nelle parole, ma soprattutto nei fatti.
Clara Comelli (Associazione Radicale Certi Diritti)