L’impegno del Comune per le famiglie affettive
IL PICCOLO (Trieste) 13/01/2013 – L’impegno del Comune per le famiglie affettive
PIETRO FARAGUNA * e PAOLO MENIS **
Nel corso della seduta del consiglio comunale dello scorso 12 novembre, la giunta di Trieste ha fatto propria una mozione sul contrasto alla discriminazione verso le persone omosessuali e sulla promozione di politiche non discriminatorie, di cui i due che scrivono sono primi firmatari. La mozione invita l’amministrazione a procedere sulla strada del riconoscimento dei diritti, del contrasto all’omofobia e alla transfobia e della lotta contro la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. L’atto politico prende le mosse da un’iniziativa, rivolta a tutti (tutti) i consiglieri triestini, con cui si è potuto attingere dall’esperienza (ormai decennale) di altre realtà. Iniziativa promossa da tre associazioni: Associazione radicale Certi diritti, Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica e Avvocatura per i diritti lgbti-Rete Lenford.
Ora: in tema di non discriminazione non possiamo più permetterci di essere ultimi in Europa (e ben lontani dai primi in Italia) mentre il mondo procede verso la strada del riconoscimento dei diritti delle persone lesbiche, gay, transessuali e bisessuali. Sappiamo bene che viviamo un momento drammatico e le tematiche da affrontare sono molte, e anche altre. Ma non si può rinunciare all’affermazione e al riconoscimento dei diritti civili a tutti i cittadini e le cittadine, come se questa materia fosse avulsa dalle emergenze economiche, occupazionali e sociali; anzi, la storia dimostra che le due cose procedono insieme, e che la sospensione della cultura dei diritti in ossequio ad altre emergenze e priorità è una strada che non conduce affatto all’uscita della crisi, bensì alla crisi totale e totalitaria. La politica italiana sta venendo infatti superata dagli altri Paesi dell’Europa e del mondo, da cui ci separa non solo uno spread di tassi di interesse, ma anche un gravissimo spread di diritti. La politica in Italia è stata recentemente superata anche dagli stessi giudici nazionali, che – con la Cassazione nel 2011 e la Corte costituzionale nel 2010 – hanno sancito importanti riconoscimenti di diritti per le coppie formate da persone dello stesso sesso.
L’atto depositato è ovviamente soltanto un passo limitato alle competenze amministrative del Comune, anche se gli strumenti esistenti (il rilascio delle attestazioni di costituzione di famiglia anagrafica), se combinati alle ultime affermazioni delle supreme magistrature, consentono e impongono a tutti i pubblici poteri di trattare le coppie dello stesso sesso alle quali non è consentito sposarsi allo stesso modo delle unioni legalmente riconosciute, per ciò che concerne la fruizione di diritti fondamentali. Perciò vogliamo fare un appello alle cittadine e ai cittadini omosessuali della città di Trieste che convivono: si rechino all’anagrafe o a un centro civico e richiedano il rilascio dell’attestato di costituzione di famiglia affettiva, come già previsto dalle leggi della Repubblica (n. 1228/54 e dal regolamento attuativo approvato con decreto del presidente della Repubblica 223/89). Ci aiutino a riempire il nostro atto di indirizzo di politiche concrete: ogni volta che, in ordine alla fruizione di diritti fondamentali, per quanto attiene politiche della casa, familiari, dell’istruzione, educazione e tutela dei figli (perché esistono anche coppie di persone dello stesso sesso con figli, ed esistono anche a Trieste!), la loro condizione di coppia che non può contrarre matrimonio o avere altri riconoscimenti legali sia fonte di discriminazione, ogni volta che ciò dovesse accadere nel loro quotidiano mestiere di vivere, lo facciano presente al Comune di Trieste. Perché – per quanto di sua competenza – il 12 novembre 2012 si è impegnato a porvi rimedio.
* consigliere comunale Pd ** consigliere comunale M5S