Eutanasia legale, già raccolte 2.900 firme

IL PICCOLO (Trieste) 30/05/2013 – Eutanasia legale, già raccolte 2.900 firme

Proposta di legge di iniziativa popolare, Trieste quarta città d’Italia per numero di adesioni

mielaSulla proposta di legge d’iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia, per la quale prosegue fino al 15 settembre la raccolta firme attivata su tutto il territorio nazionale, Trieste si è dimostrata città sensibile: con le 2900 firme finora raccolte si piazza al quarto posto in Italia, preceduta solo da Torino, Roma e Milano. In tutto lo Stivale, a tre mesi e mezzo dalla conclusione della raccolta, in 25mila hanno firmato, rendendo molto probabile che si raggiunga il quorum delle 50mila. L’altra sera il teatro Miela ha ospitato un incontro di approfondimento sulla proposta di legge promossa da associazione Coscioni, Radicali italiani e Unione atei agnostici razionalisti, che ha registrato adesioni trasversali sia in ambito politico sia da parte dei protagonisti della vita culturale della città, dall’attrice Ariella Reggio al musicista Gino D’Eliso.

Senza dimenticare l’astrofisica Margherita Hack, da sempre impegnata in prima linea su questi temi. Come ribadisce anche nella videointervista proposta al pubblico del Miela per l’occasione: «Se sono tanti i cittadini che firmano per questa proposta è perché la gente è avanti ai politici e molto avanti alla Chiesa. La vita è nostra e dobbiamo essere liberi di scegliere, nel momento in cui diventa un peso insopportabile, se vogliamo davvero continuarla. Essere laici – prosegue Hack – significa lasciare a ciascuno le proprie credenze e rispettarle senza voler imporre le proprie». La scienziata cita poi la storia del regista Mario Monicelli, morto suicida gettandosi dal quinto piano dell’ospedale romano in cui era ricoverato per un cancro alla prostata in fase terminale: è l’assenza di una legge adeguata, sostiene Hack, ad averlo costretto a un atto così violento. La scienziata cita la Svizzera, dove l’eutanasia è legale, come esempio di civiltà. C’è poi da sperare, dice, che raccolte le firme la legge sia discussa in Parlamento: «C’è una forte componente ex democristiana che vi si opporrà sempre».

«Sotto la parola eutanasia – prosegue Marco Cappato, dell’associazione Coscioni – si vive il più forte distacco tra potere e opinione pubblica. Non è solo contrarietà. C’è un rifiuto alla discussione tra le forze politiche, per il terrore di ciò che può pensare la gente. Nei volantini abbiamo voluto fosse scritto in grande “eutanasia” e alle persone basta questo, con questa parola incrociano un vissuto di sé e di altri e c’è il riconoscimento di una realtà sociale da affrontare». «Il divieto di poter decidere sulla propria vita – dice Valerio Pocar, presidente onorario dell’Uaar – andrebbe almeno spiegato. Ma per questo divieto non ci sono ragioni, se non quelle meramente confessionali».

Giulia Basso

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