Walter Mendizza – Denunciare l’Italia non è solo Radicale
NOTIZIE RADICALI 05/08/2013 – Denunciare l’Italia non è solo Radicale
Quando c’è un’ingiustizia, noi Radicali siamo sempre là, in prima fila. E non siamo disavvezzi alle denunce, ne abbiamo fatte di ogni tipo, non solo riforma della giustizia e condizioni delle carceri, ma anche debito pubblico, welfare universale, liberalizzazione e concorrenza, politiche sulle droghe, antiproibizionismo, ecologia, rischio sismico, immigrazione, riforma dello Stato, ecc. ecc. Dunque non dovrebbe sorprenderci se qualcun altro fa anche questo tipo di denunce. Quello che invece meraviglia è scoprire che chi lo sta facendo, da un anno e mezzo almeno, non appartiene alla galassia radicale.
Ma come? C’è qualcuno che subisce lo stesso nostro trattamento? C’è qualcuno che è un emarginato dall’informazione di regime? C’è qualcuno che denuncia ma queste denunce non vengono ascoltate? Ma chi è, di grazia, questo infelice poverino disgraziato che gli è toccato in sorte lo stesso ostracismo riservato ai radicali, ma non è un soggetto radicale? Chi è che protesta proponendo disubbidienze civili e ciononostante nessuno lo sa e neppure i radicali ne hanno mai sentito parlare?
È l’MTL, cioè il Movimento Trieste Libera. La scorsa settimana MTL ha reso pubblico il dossier presentato sia alle Nazioni Unite sia agli Stati membri, sulle violazioni dei diritti fondamentali dei cittadini della Zona A del TLT (Territorio Libero di Trieste) commesse dall’autorità giudiziaria italiana. Un pesante atto di accusa nei confronti dell’Italia che, violando il Trattato di Pace del ’47, ha annesso illegalmente la Zona A del TLT laddove avrebbe solo dovuto amministrarlo provvisoriamente tramite il proprio Governo, mentre in realtà vi impone il proprio ordinamento giuridico, istituzionale, fiscale e militare. Ai cittadini della Zona A è stata in tal modo tolta anche la cittadinanza del TLT ed imposta quella italiana, senza esercizio del diritto di autodeterminazione. Tematica squisitamente radicale.
Ne riporto di seguito l’introduzione tradotta in italiano dal titolo “Cronologia di un crimine di Stato – come l’autorità giudiziaria italiana vìola il Trattato di Pace del 1947 e reprime i diritti dei cittadini attuando la giurisdizione della Repubblica Italiana nella occupata Zona A del Territorio Libero di Trieste”.
“Dal dicembre del 2011 a Trieste è in corso una ribellione civile. La città, con il suo porto internazionale e il suo territorio (Zona A del Territorio Libero – TLT) si trova in amministrazione temporanea del Governo italiano a seguito del Memorandum di intesa di Londra del 5 ottobre 1954, e come conseguenza del Trattato di Pace del 1947 con cui l’Italia ha infatti dovuto rinunciare alla sovranità su Trieste e sul costituito Territorio Libero (TLT).
Ma in violazione degli obblighi internazionali assunti l’Italia si è annessa di fatto la Zona A del TLT auto dichiarando una propria fittizia sovranità e imponendovi il proprio ordinamento. Trieste si è così trovata ad essere assoggettata fiscalmente al pagamento del debito pubblico italiano, è stata militarizzata e il suo Porto Franco Internazionale (Libero) è stato gradualmente ridotto e dismesso a beneficio dei porti concorrenti della penisola italiana.
Ora i triestini stanno richiedendo il rispetto dei loro diritti – di cui sono stati arbitrariamente spogliati – e il ripristino della legalità cancellata dallo Stato occupante. Una disobbedienza civile che passa attraverso i tribunali dove i cittadini del TLT contestano la giurisdizione italiana. Questa rivoluzione della legalità è in corso da 16 mesi e sta proseguendo nonostante una totale censura da parte degli organi di informazione. Centinaia di cittadini di Trieste si oppongono così davanti agli illegittimi giudici penali, civili, tributari, che rappresentano l’Italia nel TLT, ad una occupazione silenziosa, ma non meno brutale, che li vede vittime di interessi superiori nel nome di equilibri geopolitici mondiali. Come dimostra il mancato intervento dell’ONU, garante dei diritti del TLT e dei suoi cittadini secondo lo stesso Trattato di Pace del 1947 (art. 21), che fino ad ora ha preferito ignorare quanto stava accadendo.
Con questa relazione si vuole fare il punto dell’azione di autodifesa messa in atto dai cittadini del TLT, evidenziando le reazioni delle autorità italiane. Reazioni spesso improntate ad un evidente tentativo di intimidazione nei confronti dei cittadini che si appellano alla legalità e al diritto internazionale che l’Italia si rifiuta di rispettare”.
Trieste Libera ha avviato un’opera di monitoraggio continua sulle attività più dannose per le libertà dei cittadini del TLT, la cui protesta civile viene repressa a furia di decisioni illegali degli organi giudicanti del Paese occupante, assume una rilevanza non solo e semplicemente a fini statistici. Il Movimento indica chiaramente ogni tipo di violazione commessa dai giudici italiani il cui nome viene segnalato alle istituzioni internazionali competenti.
Si tratta di una vera lezione di civiltà contro la brutalità oppressiva e repressiva di un regime autocratico. Si è fatto tutto il possibile per aiutare a prendere in considerazione gli aspetti razionali del problema, ma il MLT si è imbattuto nei “ladri di Pisa” per dirla con Pannella, quelli che di giorno fanno finta di litigare e di notte si spartiscono il bottino. Destra e Sinistra adottano su Trieste una impalcatura ideologica e su di essa formulano una interpretazione, condita di notizie false allo scopo di sostenere meglio le loro fandonie e violare la libertà dei cittadini del TLT.
Cosa altro possono fare i cittadini del TLT? Manca solo lo sciopero della fame, il digiuno come lotta politica non violenta. Diceva Albert Camus che «Nella nostra civilissima società la gravità di un male è rivelata dalla reticenza con cui se ne parla», se ne deduce che in qualche modo il Movimento Trieste Libera deve essere il male assoluto dato che la reticenza è totale: non se ne parla proprio.
Ma questa situazione non può durare. Quando c’è da far emergere qualcosa che brama a tutti i costi di uscire, il comportamento migliore è portare questa cosa ai Radicali. Essi la estraggono e la guardano alla luce del sole, da tutti i punti di vista, e ne parlano apertamente. I Radicali sanno bene che la condotta sfascista di chi vuole tenere tutto nascosto trova le basi nella disinformazione e nel terrorismo mediatico. È il loro pane quotidiano. E adesso anche quello di Trieste. Ma Trieste, non era la città più “radicale” d’Italia?