Stretta omofoba a Mosca – Arriva l’onda della protesta
Domani un convegno all’Università. Martedì contromanifestazione in piazza
di Marco Ballico
TRIESTE – Non proprio lo staliniano articolo 121 del codice penale dell’Urss che prevedeva nel secolo scorso, prima della caduta del muro, cinque anni di detenzione per gli omosessuali. Ma il recente varo della legge che vieta la propaganda nei media o davanti ai minori dei rapporti sessuali non tradizionali diventa un caso a pochi giorni dalla visita di Vladimir Putin a Trieste. Al punto che ieri al Senato, le associazioni Certi diritti, Agedo, Arcigay, Famiglie arcobaleno, Equality Italia e Arcilesbica, hanno rivolto al premier Enrico Letta un appello a porre «la questione della violazione dei diritti umani in Russia» proprio in occasione dell’incontro bilaterale del prossimo 26 novembre.
La referente regionale di Certi diritti Clara Comelli cita non pochi casi di cittadini russi perseguitati per il loro orientamento sessuale che chiedono asilo all’estero, soprattutto in Germania. E anticipa una manifestazione di protesta proprio il 26, «conseguenza di una ripetuta serie di attacchi». Ma già domani, all’Università, è in programma un convegno sui diritti umani nella Federazione, appuntamento che si inserisce nella campagna “Sos Russia” lanciata dalle associazioni italiane lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Nel corso della presentazione a Palazzo Madama, Yuri Guaiana di Certi diritti ha elencato vari provvedimenti approvati di recente nella patria di Putin contro i diritti umani, mentre Aurelio Mancuso, presidente di Equality ricorda: «Dopo che negli anni Novanta la Federazione russa abolì il reato di sodomia, questo e altri reati stanno rientrando con leggi surrettizie. E l’atteggiamento omofobo del governo si allarga a tutta la popolazione, grazie anche all’influenza della chiesa ortodossa, scatenata contro i gay.
Ma il tema della Russia è centrale perché sta in Europa dove non devono nascere di nuovo sentimenti come omofobia, antisemitismo o xenofobia». In attesa di una risposta a Trieste di Letta, non manca l’adesione della politica. «La questione dell’orientamento sessuale rappresenta uno dei fondamenti essenziali dell’identità umana – dichiara il senatore del Pd Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani del Senato –. Un tema essenziale che in tutti i paesi del mondo, nonostante enormi differenze, costituisce il cuore di formidabili conflitti politici». Un altro senatore democratico, Sergio Lo Giudice, presidente onorario dell’Arcigay, ricorda che la richiesta al governo «era già stata fatta in occasione del G8 a San Pietroburgo, ma non andò a buon fine». Poca attenzione? «No, ma nel governo non si riesce a superare la realpolitik. Non ci stancheremo quindi di sollecitare le istituzioni italiane ed europee in questa direzione».