Fine vita, il Consiglio comunale dice sì al registro delle Dat
Il servizio istituito con 27 favorevoli e 7 contrari. Coloni (Pd): voto ampio oltre gli schieramenti nel rispetto della tutela dell’esistenza e della persona. Forza Italia: cavallo di Troia verso l’eutanasia
Certo il legislatore nazionale ha competenza «esclusiva» in materia, ma non c’è alcuno sconfinamento nella delibera con cui il Comune offre una possibilità ai cittadini. Lo ha ribadito l’altra sera l’assessore e vicesindaco Fabiana Martini (foto). E la circolare emessa a suo tempo dai ministeri dell’Interno, del Lavoro e delle Politiche sociali? Martini ha ricordato una nota dell’Anci (Associazione dei comuni italiani) che l’aveva commentata ricordando come in via generale i registri delle Dat sono legittimi in quanto attengono alle funzioni amministrative del Comune su «la popolazione e il territorio comunale, precipuamente nei settori organici dei servizi alla persona e alla comunità». Martini ha anche ricordato come negli anni già «molti cittadini» hanno depositato le proprie Dat in studi notarili, in studi medici e anche presso la Chiesa valdese.
di Paola Bolis
Alla fine di un lungo percorso iniziato con due mozioni votate nel 2012 e concretizzato in una delibera che ha suscitato un dibattito forte, qualche imbarazzo interno alla maggioranza tra cattolici e non, e dure polemiche tra il Comune e il settimanale della Diocesi Vita Nuova (che ora ha attaccato Debora Serracchiani sullo stesso tema), l’altra sera il Consiglio comunale ha detto sì al «servizio per il deposito, la registrazione e la custodia delle dichiarazioni anticipate di volontà dei trattamenti sanitari riservato ai cittadini residenti nel Comune di Trieste». Le Dat, appunto.
Ci si potrà rivolgere agli uffici a partire dal 5 maggio. L’ok è arrivato da 27 dei 36 consiglieri presenti – compreso il sindaco Cosolini – con la maggioranza (quasi) compatta cui si sono aggiunti i grillini Paolo Menis e Stefano Patuanelli, Franco Bandelli di Un’Altra Trieste, Roberto Antonione e Paolo Bassi del Gruppo misto. Sette i no: da Forza Italia (Everest Bertoli, Maurizio Bucci e Piero Camber), Pdl (Manuela Declich e Paolo Rovis), Carlo Grilli del Misto e l’ex Fli Michele Lobianco. Nessun astenuto, Alessandro Carmi e Igor Svab dal Pd hanno deciso di non partecipare al voto. La giunta ha fatto propri un ordine del giorno e tre emendamenti. L’odg impegna tra l’altro l’esecutivo ad attivarsi perché venga «raccomandato ai cittadini di consultare» un medico di fiducia prima di redigere le Dat. Fabiana Martini, l’assessore che ha portato la delibera in aula, sottolineato come «già circa 200 enti locali hanno istituito un servizio analogo» ne ha ribaditi i punti focali citando Costituzione, Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, Comitato nazionale di bioetica: il servizio tra l’altro è una possibilità senza obbligo, non si avvicina a fini eutanasici, tiene fermo che il medico non può essere costretto ad alcunché.
Nessuna volontà di disciplinare il fine vita, solo un registro di raccolta di dati. Nello schieramento del no, se Rovis ricorda come in una circolare del 2010 tre ministeri abbiano sottolineato la competenza esclusiva del legislatore nazionale, a nome di Forza Italia Bertoli accusa la maggioranza di volersi appuntare «una medaglietta a fini politici e ideologici», parlando di «cavallo di Troia verso l’eutanasia». Registro «totalmente inutile» da parte di una giunta che «nulla ha saputo fare sulle vere problematiche della città, lavoro in primis», ma offre «la possibilità di scegliere come morire». «Intervento amministrativo privo di valore senza base legislativa», così Declich: «E nel merito, non si può decidere ora per il dopo. Quanta leggerezza su una simile materia, mentre a Carmi e Svab va dato atto di coerenza». In effetti, i due esponenti Pd sottolineano di aver sempre sostenuto che la questione andava «affrontata in Parlamento in modo che poi i Comuni in maniera uniforme potessero adeguarsi. L’essere consiglieri di maggioranza e non di opposizione non ci fa cambiare idea». Dallo stesso Pd, intanto, il capogruppo Giovanni Maria Coloni annota il voto «ampio» oltre gli schieramenti per la delibera cui sono state apportate «utili e opportune integrazioni». «Nel rispetto degli essenziali valori della tutela della vita e del pieno rispetto della persona, è stato convidiso e rafforzato l’importante quadro di riferimento che forma premessa sostanziale della delibera, in linea con l’ordinamento vigente in Italia, per cui si rifiutano l’eutanasia così come l’accanimento terapeutico, e si sottolinea l’assoluto rilievo di un positivo rapporto tra medico, paziente e i suoi familiari.
È importante, anche a livello sociale e culturale, che con il voto consiliare siano state accolte e condivise tutte queste premesse». Loredana Lepore, pediatra e consigliera Pd, prima firmataria della mozione pro-Dat, lo ribadisce: «Le Dat avranno l’effetto giuridico di fornire uno strumento affidabile per la ricostruzione della volontà, avendone perciò un pieno valore legale. E saranno uno strumento per rafforzare e prolungare l’alleanza terapeutica tra medico e paziente che potrà continuare anche quando questo non sarà più in grado» di esprimersi.