Renzi e la scuola, gli opposti che si attraggono. #scuolastaiserena
Apprendiamo dal sito ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione con grafica ispirata ai vecchi sussidiari, i nuovi dodici punti, la collezione di intenti rivolti “ai genitori e ai nonni che ogni mattina accompagnano i loro figli e nipoti a scuola; ai fratelli e alle sorelle maggiori che sono già all’università; a chi lavora nella scuola o a chi sogna di farlo un giorno; ai sindaci e a chi investe sul territorio”.
Il primo punto annuncia il progetto di “ASSUMERE TUTTI I DOCENTI DI CUI LA BUONA SCUOLA HA BISOGNO”. Peccato che Renzi faccia finta di non sapere che le assunzioni e i reclutamenti avverranno, obtorto collo, per effetto della continua infrazione dell’Italia del diritto comunitario per aver sfruttato il precariato nella scuola. Sono infatti più di centomila i precari della scuola pubblica che hanno garantito e garantiranno nell’anno scolastico entrante la continuità scolastica che attendono tra una supplenza e l’altra, l’entrata in ruolo. Si tratta dell’ennesimo capitolo del “Caso Italia” denunciato in modo documentato dai radicali, fatto di una grave e continuata violazione, di diritto nazionale e comunitario, di principi costituzionali, di leggi, di norme e regole che avrebbero dovuto governare la convivenza civile nella Repubblica italiana. Da un decennio allo Stato è consentito licenziare ed assumere ogni anno lo stesso dipendente, con contratti a tempo determinato, violando il principio negato a tutti gli imprenditori privati, con la reiterazione dei contratti a termine.
Oggi il 62% degli insegnanti ha più di 50 anni e i giovani insegnanti sono costretti ad accettare un calvario per ottenere l’abilitazione. Nell’ultimo decennio ogni cambio di ministro è stato caratterizzato da nuovi percorsi formativi, dai corsi Ssis ai tfa, dai nuovi superconcorsi ai Pas speciali. Per i laureati una corsa ad ostacoli, con un costo per i singoli corsi dai 2000 ai 3000 euro ideati per far ingrassare i soliti noti, i professori universitari, il più delle volte entrati nella carriera universitaria per cooptazione.
La Commissione europea, dopo il ricorso dei precari, ha attivato la procedura di infrazione n. 2124/2010 per la mancanza di misure idonee a prevenire gli abusi nella successione dei contratti nei confronti di tutti i precari alle dipendenze di pubbliche amministrazioni.
L’Italia ha commesso l’ennesima grave infrazione del diritto comunitario ed il Ministero dell’Istruzione dovrà procedere a una valanga di immissioni in ruolo per adempiere alle indicazioni dei giudici europei. Invece di investire sul corpo insegnanti, premiando quelli con il miglior curriculum, lo Stato ha preferito creare precariato scolastico per rispamiare, dato che supplenti annuali è corrisposto lo stipendio base, senza lo scatto per anzianitá, senza il riconoscimento delle ferie estive ed il versamento dei contributi.
In accordo con quanto avviene in Europa vanno invece incentivati contratti che superino il dogma dello status di dipendente pubblico e prevedano nuove forme contrattuali, attraverso modalità di reclutamento aperto direttamente dai loro datori di lavoro, ossia dalle scuole o dalle autorità educative locali, con il superamento del ricorso ai concorsi come unico metodo di reclutamento con la possibilità di stipulare contratti che consentano di pagare di più gli insegnanti bravi e licenziare quelli incapaci.
Alessandro Massari e Stefano Santarossa