Elezioni – Per il Partito Radicale dello Stato di Diritto e i Diritti umani
La realtà del regime italiano, anti-Stato di Diritto, anti-democratico, anti-liberale, nota e denunciata da decenni e aggravatasi sempre più nel corso degli ultimi anni al punto da essere conclamata e condannata anche a livello internazionale, è tale da impedire non solo il competere ma anche il solo presentarsi alle elezioni di qualsiasi ordine e grado: non esistono infatti – secondo tutti i parametri universalmente noti, di regole, linee guida e raccomandazioni – le condizioni e garanzie minime per concorrere in una elezione davvero democratica. È del tutto assente la condizione prima ed essenziale per il corretto svolgimento della vita democratica: il diritto umano, civile e politico alla conoscenza.
Tutti i precedenti elettorali “radicali” degli ultimi anni – nazionali o locali – possono essere richiamati a conferma di questa analisi. E se vogliamo indicare un caso, fare un nome per tutti, è quello di Marco Pannella, deliberatamente, sistematicamente cancellato, vietato nel corso degli ultimi anni da ogni spazio informativo, pubblico o privato, condannato dal regime italiano a una lunga, persistente e, di anno in anno, sempre più degradante serie di umilianti retrocessioni, fino all’ultimo e infimo posto nella classifica della comunicazione politica e degli ascolti.
Le campagne elettorali, tutte, si sono svolte in questo ultradecennale e sempre più aggravato contesto di anti-democrazia, né vi sono segnali di mutamento di rotta che facciano sperare bene per le future. Ormai non è solo un problema di informazione o di comunicazione politica, ma di Democrazia e di Stato di Diritto.
Stando così le cose, la presentazione di liste “radicali” alle prossime elezioni – come quelle annunciate da Emma Bonino, Marco Cappato e Riccardo Magi per Roma e Milano – costituisce fatto incomprensibile e senza precedenti, almeno da quando gli statuti di tutti i soggetti della galassia radicale hanno precluso la presentazione in quanto radicali a qualsiasi tipo di elezione. È un fatto senza precedenti anche in fatto di contenuti, per esempio rispetto agli anni 70-80, quando il Partito Radicale si presentava alle elezioni con il simbolo della Rosa nel Pugno ma senza connotare la sua politica in termini nazionalistici, localistici e partitici (basti pensare alla concomitante lotta contro lo sterminio per fame e alla prassi della “doppia tessera”). La stessa lista di “laici, socialisti, liberali, radicali” della Rosa nel Pugno nel 2006 è stata concepita all’interno della intera galassia radicale e connotata dalla presenza di esponenti “esterni”. Ciò fa la differenza con gli esperimenti attuali.
Capiamo che presentare siffatte liste possa apparire un primo, essenziale passo per chi mira a dare un senso esplicito, conseguente ed esemplare alla “svolta” politica maturata e rivendicata al Congresso di novembre 2015 di Radicali Italiani. È una svolta che non condividiamo ma che abbiamo non contrastato a Chianciano e non contrasteremo oggi a Roma o a Milano nelle sue derivate elettorali.
Noi abbiamo però un’altra visione, un altro progetto, altri metodi, altri obiettivi: gli stessi del Partito Radicale, da sessant’anni. Per noi la risposta di Partito, di Governo e di Riforma, oltre che necessaria e urgente, è volta, come stiamo tentando di fare, a mettere in moto – a partire dall’Italia, ma non solo in Italia – la transizione verso lo Stato di Diritto contro la Ragion di Stato, attraverso l’affermazione del Diritto umano alla Conoscenza, che è innanzitutto conoscenza di quel che il Potere fa a nome dei suoi cittadini.
Nelle elezioni romane, ma anche a livello nazionale, l’unico fatto nuovo che riteniamo possa per noi costituire eccezione alla regola, ha il nome e la storia di Roberto Giachetti. Il vissuto radicale del “renziano” Roberto Giachetti, che continua ancora a vivere e far vivere il Partito Radicale con la sua iscrizione e iniziativa politica (dal deposito in Cassazione dei quesiti sulla Giustizia Giusta alle visite in carcere con Marco Pannella), ci importa, ci rassicura e ci dice che può riservare sorprese singolari o ulteriori conferme e sviluppi di una storia esemplare. Vogliamo quindi aiutarlo a diventare Sindaco di Roma, di una Città che non sia più introvertita e chiusa, immersa nei suoi spiccioli problemi, ma estroversa, aperta, transnazionale. In una parola: universale, bandiera e simbolo della visione del mondo e del Diritto cui sta dando corpo la campagna in atto del Partito Radicale sul Diritto umano alla Conoscenza.
In ultima analisi, crediamo che la ricerca del dialogo fino allo stremo sia quanto di più importante ci chieda Marco Pannella, anche in queste ore. È il connotato essenziale dell’alterità radicale che vogliamo continuare ad affermare e praticare, senza calcoli del tipo “il fine giustifica i mezzi” o, peggio, adattamenti a ragion di partito. È la via maestra per continuare a concepire un nuovo possibile, come è sempre stato nella storia radicale, fondata sulla teoria di una prassi nella quale parole e fatti, mezzi e fini, comportamenti e obiettivi hanno sempre teso a coincidere.
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