Un semino di cannabis: è l’omaggio per chi si iscrive al Radical cannabis club a fronte del pagamento di 10 euro. Ieri anche in città è stata lanciata la nuova iniziativa dei Radicali italiani, contestualmente alla presentazione della legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis. All’incontro, condotto da Stefano Santarossa, componente del comitato nazionale dei Radicali italiani, era presente Michele Capano, tesoriere del partito, il quale ha enunciato i principi che stanno alla base di questa proposta di legge, da quattro mesi arenata alla Camera dov’è ancora in corso la conta delle 50 mila firme necessarie per la presentazione.
«È stato lo stesso Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, a evidenziare che il giro annuale di proventi per la malavita attorno alla cannabis è di 12 miliardi di euro – ha sottolineato Capani –. Inoltre, ci contestano che con la legalizzazione ci sarebbe un’esplosione di consumo: niente di più falso perché il fenomeno è già esploso. Si stima, ma i numeri sono sicuramente in difetto, che 4 milioni di cittadini nel 2016 abbiano fatto uso di cannabis. Una sostanza della quale non c’è prova che faccia più male di alcool o tabacco. Inoltre, questa situazione ostacola anche la diffusione della cannabis a fini terapeutici».
I Radicali propongono la coltivazione a uso personale e libero sino a 5 piante, la costituzione di orti collettivi sino a 100 persone, la depenalizzazione dell’uso e della coltivazione a fini commerciali. Ieri, inoltre, Capano ha portato con sé il semino di cannabis che viene distribuito a chi si iscrive al Radical cannabis club: tenere, regalare, cedere, spedire e vendere semi di cannabis non è reato. Mettere un seme in un vaso, innaffiarlo e coltivare la pianta sì. «Vogliamo denunciare il paradosso e la sproporzione di una legge che consente la detenzione di un seme, la cessione e la vendita, ma ne punisce la coltivazione – ha sottolineato Stefano Santarossa –. Vogliamo cambiare questa legge proibizionista perché ha causato enormi danni sul piano economico, sociale e della giustizia».
Alla conferenza ha preso parte anche Giovanni Parisi, esempio di disobbedienza civile a Pordenone, che 25 anni fa fu protagonista del passaggio di una canna davanti alle forze dell’ordine, appositamente avvisate: per quello fu arrestato per spaccio ma, al processo, venne assolto perché il fatto non costituiva reato.