Una lunga serie di battaglie per avere condizioni più vivibili e ottenere l’amnistia
Le lenzuola incendiate nel 2000
Non solo sciopero della fame, ma anche pentole e oggetti metallici sbattuti per ore contro le sbarre, lenzuola incendiate, cartacce lanciate nel cortile, fino alle urla di massa, scandite dalle finestre delle celle per attirare l’attenzione dei passanti. Sono tante le forme che hanno assunto negli anni le proteste degli “ospiti” del Coroneo, che periodicamente alzano la voce sui problemi che affiggono il sistema carcerario italiano, in primis il sovraffollamento e la richiesta di amnistia.Una delle proteste più eclatanti nella casa circondariale triestina risale proprio al giugno del 2000: al grido di «amnistia» e «libertà», decine di detenuti si erano arrampicati sulle finestre delle celle, iniziando a battere ritmicamente pentole e piatti di metallo sulle sbarre, mentre altri avevano incendiato lenzuola e pezzi di carta lasciandoli cadere nel cortile.
Due ore di forte tensione, fortunatamente senza incidenti, per quella che fu la prima rivendicazione di questo tipo in Italia. La sera dopo la protesta si era ripetuta, seppur con toni meno accesi, accompagnata dallo sciopero della fame, quello delle attività lavorative e degli incontri con i familiari.Nel 2009 a passare alle cronache era stata invece la protesta di un singolo detenuto, che aveva iniziato una sua personale battaglia rifiutando il cibo per diversi giorni: malato di epatite e condannato a cinque anni di carcere per rapina a mano armata a una banca, l’uomo voleva avere gli arresti domiciliari per poter stare accanto ai figli piccoli e alla moglie malata.Passano due anni e le luci sul carcere del Coroneo si riaccendono per una nuova, forte protesta dettata dal sovraffollamento. Come avviene anche oggi, la battaglia era partita a livello nazionale, guidata da Marco Pannella che aveva iniziato uno sciopero della fame con l’obiettivo di ottenere l’amnistia o l’indulto.
A giugno 2011, quindi, l’onda lunga dello sciopero della fame iniziato in aprile da Regina Coeli era arrivata anche in via Coroneo. Quasi tutti i 200 detenuti, all’arrivo del carrello con il pranzo, avevano deposto forchette e cucchiai e allontanato le scodelle con il cibo. Le posate erano state usate, anche in quell’occasione, per fare invece rumore contro le sbarre, attirando l’attenzione dei passanti.Un copione che si era puntualmente ripetuto anche l’anno successivo: nel luglio 2012, dopo essersi affacciati in massa alle finestre delle celle, i detenuti avevano iniziato a gridare da dietro le inferriate le parole «amnistia» e «libertà», sbattendo le pentole per fare rumore e tentando di attirare l’attenzione con degli accendini. Il problema, anche qui, era sempre il sovraffollamento, con 240 “ospiti” a fronte di una capienza di 155 persone.L’ultima “battaglia” carceraria in ordine di tempo ha, però, tutt’altra motivazione: si tratta della protesta pacifica messa in atto nel luglio appena passato nei confronti di un detenuto “urlatore”, che per quasi un mese ha messo a dura prova i 200 carcerati in via del Coroneo. Dopo settimane di urla notturne, i detenuti hanno chiesto (e ottenuto) il suo trasferimento.