Primo detenuto morto con diagnosi Covid
IL PICCOLO 13/12/2020 – Primo detenuto morto con diagnosi Covid
Non ce l’ha fatta un uomo di 71 anni che dal carcere di Tolmezzo era stato trasferito all’ospedale Maggiore nel capoluogo Fvg
A Trieste 78 infetti su 170. È il dato più alto d’Italia
Il caso. Benedetta Moro / Trieste
L’emergenza Covid non molla la presa in due delle cinque carceri del Friuli Venezia Giulia: ieri, a causa del coronavirus, è morto all’ospedale Maggiore di Trieste un detenuto di 71 anni dell’istituto di massima sicurezza di Tolmezzo. Il primo decesso in regione fra i detenuti, dopo quasi tre settimane di ricovero per polmonite. E il carcere di Trieste, a causa del focolaio scoppiato a fine novembre, secondo i dati del sindacato Uilpa della Polizia penitenziaria, si posiziona primo in Italia per numero di positivi in rapporto ai reclusi. Nonostante le prime negativizzazioni, restano infatti ancora 78 (63 uomini e 15 donne) i positivi ai test, tutti asintomatici, su circa 170 detenuti.
Cui si aggiungono 15 guardie penitenziarie, di cui una ricoverata sotto ossigeno sempre all’ospedale Maggiore. Resta ancora difficile individuare l’origine del virus, che si è diffuso a macchia d’olio, infettando all’inizio solo una ventina di persone. Una situazione critica, a tal punto che tra il sovraffollamento (177 ospiti al 30 novembre su una capienza di 136) e l’emergenza, per isolare i detenuti sono stati occupati perfino gli spazi del cappellano. A Tolmezzo la situazione interna sta invece tornando alla normalità: da 50 positivi ieri si è passati a 16 su 202 detenuti mentre i 20 agenti di polizia penitenziaria prima positivi sono ora tutti negativi. Secondo i dati aggiornati al 10 dicembre e diffusi dal sindacato Uilpa, dopo Trieste ci sono il carcere di Sulmona con 73 positivi su 391 detenuti, Bologna con 60 su 731 e Monza con 57 su 585. In totale sono una ottantina gli istituti colpiti su 190 con 1.017 contagiati su 53.294 persone dietro le sbarre – su una capienza di 50.568 posti -, di cui solo una novantina è sintomatica e la metà è ricoverata in ospedale.
«Dobbiamo prendere spunto da questa crisi per ripensare il sistema carcerario», commenta il Garante regionale dei diritti della persona Paolo Pittaro, traendo anche spunto dall’appello nazionale di docenti di Diritto e di Procedura penale a sostegno di Rita Bernardini, storica leader dei Radicali, da un mese in sciopero della fame contro il sovraffollamento nelle carceri. Altro capitolo riguarda poi la polizia penitenziaria. Sono 852 i positivi su 37.153 dipendenti. Meno coinvolta invece la categoria del personale amministrativo: 72 positivi su 4.090. A Trieste sono rimasti in servizio un centinaio di agenti, mentre 15 sono positivi. E proprio sull’organizzazione impostata per gestire il Covid ha da ridire il segretario regionale Uilpa Polizia penitenziaria Alessandro Penna. «Si poteva fare meglio, adibendo dei piani puliti, adesso invece tutti sono a rischio». E aggiunge: «Ringrazio il personale, che ha rinunciato al congedo e alle ferie natalizie per andare incontro all’emergenza. Grazie anche a loro i detenuti mantengono i contatti Whatsapp con i parenti, anche il giorno di Natale».
A questo proposito interviene anche il segretario regionale Uilpa Lorenzo Schiavini: «Sono solidale con il personale della polizia penitenziaria». Sull’eventuale “mala gestio” la direttrice Romina Taiani, che dovrebbe essere sostituita dal 7 gennaio dal vicedirettore di Padova, che già dirige da settembre il carcere di Pordenone, si limita a dire: «Il focolaio è importante, ma la situazione è sotto controllo. Lavoriamo in stretta sinergia con la sanità penitenziaria e stiamo registrando le prime negativizzazioni con i detenuti positivi separati da quelli negativi».