«Va rinforzato tutto il personale del carcere di via Barzellini»
Il Piccolo (GORIZIA-MONFALCONE) Sabato 13 Agosto 2022 – «Va rinforzato tutto il personale del carcere di via Barzellini»
Sopralluogo dei radicali e dell’ex provveditore Sbriglia alla casa circondariale
«Qui si respira un’aria serena ma l’organico è da potenziare»
Marco Bisiach – Un carcere in buone condizioni, all’interno del quale «si respira un’aria serena». Ma dove, anche e ancora, permane la necessità e l’urgenza di intervenire nel potenziamento dell’organico, per dare respiro al personale che continua a lavorare sotto numero.È la fotografia della casa circondariale di via Barzellini scattata ieri mattina dalla delegazione che è entrata al “Bigazzi” nell’ambito di “Ferragosto in carcere”, l’iniziativa tradizionalmente promossa dal Partito Radicale in tutta la regione.
A Gorizia c’erano, tra gli altri, il presidente onorario del Centro europeo studi penitenziari Enrico Sbriglia, già provveditore triveneto e profondo conoscitore della situazione del penitenziario goriziano, l’avvocato del foro di Trieste Andrea Comisso, il direttore della casa circondariale di via Barzellini Alberto Quagliotto, il comandante del carcere Guido Tipaldi e l’educatrice Margherita Venturoli.Ciò che è emerso dal loro sopralluogo, durato quasi tre ore, ma anche dalle loro parole al termine dell’incontro, è che la casa circondariale di via Barzellini è oggi una struttura da valutare positivamente sul fronte degli spazi, pur continuando a pagare le annose carenze di personale sulle quali anche in tempi recenti si sono espressi i sindacati e persino il prefetto. «Possiamo dire di essere soddisfatti al termine di questa visita, che ci ha confermato innanzitutto come sia stato utile salvare la struttura dall’ipotesi di chiusura che era balenata in passato – spiega l’ex provveditore Sbriglia, oggi in quiescenza -. Ci sono stati degli investimenti per il miglioramento del carcere, che si sono rivelati meritevoli di apprezzamento.
All’interno della casa circondariale si respira un’aria serena, malgrado il confronto di una molteplicità di nazionalità e storie umane: l’impegno della polizia penitenziaria e degli operatori guidati dal direttore consente di realizzare quello che gli anglosassoni definirebbero “soft power”, ovvero l’esercizio del potere e dell’autorità dello Stato senza il bisogno dei viso truce». Questo aumenta indirettamente la sicurezza, anche se, sottolinea Sbriglia, la realtà del carcere goriziano non può essere data per scontata. Non ovunque come in questa struttura, infatti, ci sono le docce in camera, i servizi igienici riservati o un servizio sanitario che pare all’altezza delle esigenze.«Anche per questo ci si chiede cosa si aspetta per rafforzare le risorse umane – dice Sbriglia – che consentirebbero a chi già lavora in via Barzellini maggiore serenità, la cui assenza può generare mostri».
È «sconcertante», secondo l’ex provveditore, ad esempio, che da sei anni ormai il direttore Quagliotto sia chiamato a lavorare su più sedi, e manchi dunque una guida dedicata esclusivamente alla casa circondariale goriziana. E che lo stesso capiti anche per l’unico funzionario/educatore in servizio in via Barzellini. Per non parlare degli agenti di polizia penitenziaria: sono appena 32 quelli effettivamente operativi, a fronte di 60 detenuti oggi presenti in carcere. E considerando i tre piani del carcere, la turnazione, le ferie e le malattie, i numeri continuano ad essere troppo esigui.