Dubbi sugli accorpamenti tra Comuni
IL MESSAGGERO VENETO (Pordenone) 22/10/2014 – Dubbi sugli accorpamenti tra Comuni
Una riforma delle autonomie locali con diverse pecche. E riforme nazionali “pasticciate”. Sono molte le similitudini tra la riforma delle autonomie locali della giunta Serracchiani e quanto sta accadendo a Roma per mano del presidente del Consiglio Matteo Renzi.
A evidenziarlo è stato ieri Stefano Santarossa, presidente di Radicali friulani e candidato nella lista che riunisce molte civiche della provincia, nel corso della presentazione del libro di Michele De Lucia “Il Berluschino”. «Ho deciso di candidarmi – ha spiegato Santarossa – per svelare i limiti di questa ipotesi di riforma, dove manca una visione generale». Seppur favorevole alla cancellazione delle Province, il radicale sottolinea alcune criticità e rivendica il ruolo dei cittadini. «Riguardo le elezioni del 26 – ha detto –, moltissimi cittadini non sanno nulla delle nuove regole e del consiglio provinciale indiretto».
La riforma delle autonomie locali, che trasforma le Province in enti di secondo grado prevede anche l’accorpamento dei Comuni con meno di 5 mila abitanti. Peccato però «che non si spieghi come queste unioni di Comuni debbano avvenire – ha incalzato Santarossa –: chi decide? Lo decidono i sindaci per conto proprio. E il ruolo dei cittadini quanto conta?». Senza una visione d’insieme, la riforma è fatta a metà. «È necessaria – ha ribadito il presidente di Radicali friulani – un’analisi sulle conseguenze delle unioni e anche sui costi. Ora speriamo che ci sia il tempo per fare questi ulteriori quanto necessari approfondimenti».
Riforme parziali e “pasticciate” sono anche quelle di Renzi, come racconta De Lucia ne “Il Berluschino”, a partire «dalla legge di Stabilità approvata senza testo e con una copertura fantasma», per passare poi attraverso la riforma della Costituzione «che inizialmente prevedeva l’eliminazione del Senato e poi la sua trasformazione in ente inutile dove controllori e controllati coincidono».