Carcere Gorizia, visita del Partito Radicale: “Sovraffollamento e mancanza area comune”

TRIESTE PRIMA – 16 Agosto 2024 – Carcere Gorizia, visita del Partito Radicale: “Sovraffollamento e mancanza area comune”

Delegazione in visita al carcere di Gorizia per denunciare il degrado e proporre l’istituzione di un “carcere europeo” conforme alle Regole Penitenziarie Europee. Criticità strutturali e sovraffollamento mettono a rischio i diritti dei detenuti e del personale.

GORIZIA – Una delegazione del Partito Radicale ha fatto visita al carcere di Gorizia, per rilevare le situazioni di degrado e proporre soluzioni possibili quali l’istituzione di un “carcere europeo”. Eì successo la mattina del 14 agosto alla presenza di Enrico Sbriglia, penitenziarista e presidente onorario del Cesp (Centro Europeo di Studi Penitenziari), nonché Presidente dell’Osservatorio Internazionale sulla Legalità di Trieste, e il consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia ed ex assessore comunale al sociale Carlo Grilli.

Il degrado

In un comunicato congiunto, Grilli e Sbriglia parlano di una situazione di “degrado” nella casa circondariale che “si rifletterebbe anche sulle condizioni lavorative del personale penitenziario”. E’ stato poi ricordato come il sindaco Rodolfo Ziberna abbia dimostrato “attenzione e considerazione” sul tema, e che il Comune ha ceduto all’amministrazione penitenziaria una sua scuola, la Ex Pitteri, per farla diventare la caserma del corpo di polizia penitenziaria, tuttavia permangono situazioni di degrado. Attualmente, infatti, il refettorio del personale “è semplicemente una cella riadattata – riferiscono -, mentre per i detenuti non ce n’é una, tanto che quest’ultimi consumano i pasti scodellati fuori dalle proprie celle”. Il carcere è attualmente sovraffollato e, al momento della visita, c’erano 84 persone detenute, di cui 50 italiane e ben 34 straniere, mentre i posti regolamentari dovrebbero essere 51.

Il problema della salute mentale

Ben 7 persone risultavano seguite dal Centro di Salute Mentale e “il medico del carcere – continua la nota – ha sottolineato come queste persone non dovrebbero trovarsi in un carcere perché altre sarebbero le risposte”, prettamente “di natura sanitaria”. Vi sono poi altri 4 soggetti, meno gravi dei primi, che pure devono essere seguiti sul piano della salute mentale. La forza di polizia penitenziaria effettiva, invece, “è di circa sole 35 unità e un solo educatore e la Direzione riesce ad alleggerire il peso del sovraffollamento grazie alla fruizione di misure come la semilibertà ed il lavoro all’esterno che interessano 6/7 soggetti, quindi quasi il 10 per cento della popolazione ristretta beneficia di tali opportunità che sono il risultato di un’attività trattamentale complessa”.

Numerose sono invece le attività trattamentali che favoriscono il possibile reinserimento sociale dei detenuti una volta ritornati alla libertà (scuola dell’obbligo, formazione professionale, teatro, eccetera). Il sindaco Ziberna ha incontrato la delegazione, mostrando interesse, si legge nel comunicato, “all’ipotesi che Gorizia possa proporsi, con l’aiuto della Regione, come realtà territoriale disponibile ad accogliere la realizzazione di un prototipo di istituto penitenziario rispettoso delle indicazioni contenute nelle cosiddette “Regole Penitenziarie Europee” le quali, in punto di diritto, vincolano alla loro attuazione tutti gli Stati aderenti al Consiglio d’Europa, oggi costituito da ben 46 realtà nazionali”.

“L’idea che si vorrebbe sostenere – spiegano Grilli e Sbriglia -, è, per certi versi, speculare alla costituzione e presenza dell’Eppo, l’European Public Prosecutor’s Office, cioè la Procura Europea, per cui non sarebbe illogico che si prevedesse anche un Carcere Europeo, destinato proprio ad accogliere le persone sottoposte a custodia cautelare o condannate per i reati di competenza della precitata Procura Europea”. La delegazione, inoltre, ha consegnato un modulo con cui sono state poste delle domande specifiche alla Direzione in materia di infrastrutture e organizzazione di taluni servizi. Una volta pervenute, le risposte, in scala, saranno utili per meglio comprendere quale sia lo stato reale del sistema penitenziario nel nostro Paese e se alcune soluzioni innovative siano percorribili.

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