Appello della Welby: “Libertà di scelta sulle cure”
IL MESSAGGERO VENETO (Cultura) 15/12/2010 – Appello della Welby: “Libertà di scelta sulle cure”
TRIESTE. Mina Welby era ospite ieri pomeriggio a Trieste in occasione della proiezione del film-docu Sia Fatta la mia Volontà , prodotto dall’associazione culturale Schegge di cotone e nata da un’idea di Emanuele Di Giacomo e Ottavia Leoni dove, in maniera lieve, si parla del diritto ad avere un funerale laico, di decidere cosa fare del proprio corpo una volta trapassati (cremazione, tumulazione, inumazione?), passando anche attraverso le delicate questioni del fine vita, cioè la libertà di decidere come morire.
«Ciascuno ha il diritto di chiedere come vuole essere curato. Mio marito ha chiesto che venissero interrotte le cure che lo tenevano in vita, ma c’è anche chi desidera essere attaccato a una macchina. Non siamo il partito della morte, ma della vita come si vuole essa sia vissuta». La signora Welby snocciola articoli e commi della Costituzione con molta scioltezza e afferma «che oggi siamo alla deriva. Il disegno legge Calabrò sul testamento biologico, vista la situazione attuale del Governo, non so se a dicembre verrà discussa in aula. Comunque meglio una cattiva legge che nessuna». Le ombre sono molte. Il ddl Calabrò parla di sostegno vitale al paziente, dimenticando di specificare che si tratta di terapie, mentre l’articolo 32, comma 2 della Costituzione sottolinea che nessuno è obbligato a sottoporsi a terapie non volute. Si affidano poi al medico, entro certi limiti, le decisioni ad intervenire sul paziente, tralasciando i suoi desiderata.
Anche il libro scritto dal vice presidente del Senato Domenico Nania, Il testamento biologico. La terza via, che la Welby giudica nel complesso molto bella, introduce però un concetto pericoloso affermando che chi rifiuta le terapie, rifiuta il sistema sanitario in toto. Quindi viene mandato a casa. Quindi non ha diritto neanche alle cure palliative. C’è poi la faccenda dei registri dei testamenti biologici, di cui si sono dotate 75 città italiane, tra cui Gorizia, giudicati illegittimi da Maroni, Sacconi e Fazio. «Ma se non c’è una legge – chiosa la Welby – come possono essere giudicati illegittimi?». ( e.c. )