«Subito la legge sul testamento biologico e le famiglie non siano abbandonate»

IL MESSAGGERO VENETO (Gorizia) 16/01/2011 – «Subito la legge sul testamento biologico e le famiglie non siano abbandonate»

Ad ascoltare il dibattito organizzato, l’altro giorno, all’Hotel Entourage, su “Le scelte di fine vita e il testamento biologico”, emerge un dato più importante della polemica: la sofferenza. Quando quest’ultima entra per mesi o anni nell’esistenza di un ateo o di un credente, o in persone che non conosceranno mai una presa di posizione assoluta, si impone un secondo elemento: la richiesta di aiuto che, a detta dei presenti, non arriverà mai.

Terzo e ultimo fattore, la solitudine, quella di una famiglia che non gode di un’assistenza domiciliare, di centri specializzati, di servizi sanitari adeguati. A trattare questi temi, nell’incontro organizzato dal Forum sanità del Pd e dall’associazione radicale “Trasparenza è partecipazione“ diversi ospiti, tra i quali Giannino Busato, medico anestesista del Forum sanità Pd, forse il più animato nella sua esposizione, durante la quale ha sottolineato il peso dell’ingerenza di «una dittatura della tecnica e della tecnologia, della magistratura e della mass medialità.

Un macchina guasta che, con la sua burocrazia opprimente, nulla ha a che vedere con quello che – secondo Busato – dovrebbe essere l’obiettivo ultimo: assicurare i mezzi per sopravvivere». Subito dopo è stata presentata la legge Calabrò, che regolerebbe e condizionerebbe, attraverso i suoi nove articoli, le disposizioni di fine vita, le quali, tra le altre cose, dovranno essere scritte e depositate. Quindi è stato dato spazio a due personalità completamente differenti: quella di Nadia Scotti, dell’associazione “Oltre… per rivivere”, seguita dalla testimonianza di Mina Welby (associazione “Luca Coscioni”).

La prima ha ricordato la sua triste vicenda, con il figlio Marzio in stato vegetativo permanente. La Scotti, affermando che non se la sentirebbe di scegliere per lui, ha richiamato anche l’incertezza sulle vere condizioni cerebrali di determinati malati: «Sono o non sono definitivamente perduti»? La vedova di Piergiorgio Welby, uomo simbolo quando si parla di accanimento terapeutico ed eutanasia, ha rammentato poi, al di là delle vedute, che per qualunque legge proposta c’è bisogno di denaro e «la nuova norma non ha copertura finanziaria». A chiudere la serata, prima del dibattito finale, Pietro Pipi, dell’associazione “Trasparenza è partecipazione”: l’esponente radicale ha auspicato che un tema delicato come quello del fine vita possa essere trattato come in questo incontro, «evitando l’abituale corrida e con un pubblico attento e numeroso».

Emanuela Masseria

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