Un registro del Comune per le coppie di fatto
IL MESSAGGERO VENETO (Provincia) 21/04/2011 – Un registro del Comune per le coppie di fatto
GRADISCA – Un registro per le coppie di fatto, da affiancare a quello già istituito per il testamento biologico, per far diventare il Comune di Gradisca d’Isonzo il portabandiera di una battaglia di civiltà e di rispetto dei diritti delle persone. E’ quanto chiede Lorenzo Cenni, referente per Gorizia dell’associazione radicale “Certi diritti” e membro dell’associazione radicale “Trasparenza è partecipazione” di Gorizia, ricordando come «potrebbe essere opportuno, in attesa di una legge organica sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, che i Comuni istituissero intanto dei registri per le coppie di fatto, dove chi lo voglia si possa registrare per avere un pubblico riconoscimento e per meglio far valere e difendere i propri diritti».
Un invito esteso anche al Comune di Gorizia. «Sarebbe un atto straordinario che le città di Gorizia e Gradisca d’Isonzo diventassero le portavoce di una battaglia di civiltà e di rispetto dei diritti delle persone. A Gradisca è stato già istituito un registro per i testamenti biologici anche se, per poco coraggio politico, attualmente si trova in stato di sospensione. A Gorizia, sullo stesso tema, si spera che si potrà tenere quanto prima il referendum consultivo per il quale i Radicali goriziani e i Verdi del giorno hanno già raccolto le firme. A tali importanti registri sarebbe veramente un atto di rispetto dei diritti delle coppie, anche quelle dello stesso sesso, e un atto di crescita civile se si potesse affiancare il registro per le unioni civili».
Una richiesta che le associazioni radicali torneranno ad avanzare nelle prossime settimane a Gradisca d’Isonzo «con una raccolta di firme per la petizione popolare su questo tema e altrettanto sarà necessario fare a Gorizia». Iniziativa motivata anche dalla sentenza del 12 aprile 2010 della Corte Costituzionale, che si era espressa circa la costituzionalità del rifiuto da parte delle istituzioni di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso. «La pronuncia della Corte non è avvenuta per caso – ha concluso Cenni -, ma è stata il frutto di una battaglia civile chiamata “Affermazione Civile”, sostenuta in tutta Italia dall’associazione radicale “Certi Diritti” e dalla Rete di avvocatura LGBT Rete Lenford». (m.c.)